Singapore – Sentosa: mare, incontri e l’ultima sera prima di scoprire la Malesia: Capitolo 3
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Mattina a Sentosa: tra mare, natura e il punto più a sud dell’Asia

Sveglia presto e colazione in ostello, ancora una volta condivisa con altri viaggiatori. Quelle mattine, in cui nessuno si conosce ma si ride lo stesso, sono una delle cose che più amo di questo tipo di viaggio.

La sera prima mi ero organizzato con il mio amico campano e i suoi amici: oggi si va a Sentosa Island. L’obiettivo iniziale era visitare gli Universal Studios, ma il bello dei viaggi è che i piani possono cambiare in meglio.

Prendo la metro fino a HarbourFront. Appena sceso, mi trovo dentro un gigantesco centro commerciale. Uscendo, ecco il mare davanti a me. In lontananza, l’isola di Sentosa si staglia tra cielo e acqua. Ci si può arrivare in funivia, con un trenino, o a piedi. Io scelgo di attraversare a piedi quella lunga passerella, per godermi l’aria salmastra e il verde che abbraccia la costa.

All’ingresso degli Universal Studios mi ritrovo con il gruppo. Dopo una breve chiacchierata, decidiamo di non entrare nel parco: il sole, il mare e l’atmosfera tropicale ci attirano di più.

Ci incamminiamo tra scalinate, palme e installazioni artistiche fino ad arrivare in spiaggia. È quasi deserta. Alcuni lidi balneari, sabbia dorata, mare calmo… e naturalmente un 7-Eleven, che in Asia diventa per me una specie di migliore amico: sempre lì, sempre comodo.

Prendiamo qualcosa da bere e attraversiamo un ponticello di legno che collega la spiaggia a una piccola isoletta.
Appena arrivato, leggo un cartello:

The Southernmost Point of Continental Asia.”
Wow. Più a sud di così, senza lasciare la terraferma asiatica, non si può andare.
Un piccolo record personale, che mi strappa un sorriso.

Incontri inaspettati: compleanno filippino sotto la pioggia

Vaghiamo tra sentieri immersi nella natura e incontriamo anche qualche iguana gigante che si muove lento tra i cespugli.
Ci fermiamo in un edificio in legno su due piani, tipo torretta panoramica, da cui si gode di una bella vista sull’acqua.

Poi, come sempre ai tropici, il cielo cambia in un attimo. Un temporale si abbatte sull’isoletta. Aspettiamo che passi, al piano terra dell’edificio. Ed è lì che accade un altro piccolo regalo del viaggio.

Arriva un gruppo di ragazze filippine, in festa per il compleanno di una di loro. Ci salutiamo, scambiamo qualche parola, e quando scoprono che siamo italiani ci offrono da mangiare. Dolci, snack, risate. Ci scattiamo qualche foto insieme. Singapore è piena di lavoratori filippini, attratti dalle opportunità e dagli stipendi più alti rispetto al loro Paese. Sono gentili, sorridenti, ospitali. Quel momento resterà con me.

Un aereo in un parco giochi e un biglietto per Bangkok

Finito il temporale, torniamo alla spiaggia principale. Ovviamente facciamo di nuovo sosta al 7-Eleven, stavolta per mangiare qualcosa. Poi risaliamo verso il centro di Sentosa, dove troviamo un parco giochi per bambini (Palawan Kidz City), con una cosa strana: un aereo della Malaysia Airlines incastrato dentro una struttura. Inquietante e curioso allo stesso tempo.

La mia mente, intanto, torna al viaggio.
Il giorno dopo sarei dovuto partire per Malacca in bus, e da lì in pochi giorni avrei raggiunto Bangkok, dove sarebbe cominciato il mio vero viaggio on the road verso nord.

Sulla strada verso la stazione del trenino, decido di togliermi un peso mentale: compro il biglietto aereo per Bangkok.
80 euro, bagaglio incluso. Fatto.

Prendiamo il trenino per tornare a HarbourFront, dove ci aspetta ancora un intero piano di food court.
Il profumo di curry, spezie, noodle e riso mi stordisce. Non resisto: mi prendo un piatto di Fried Rice Chicken e poi chiudo con un dolcetto asiatico.

Raffles Place: saluti tra grattacieli e mercati urbani

Dopo il pomeriggio a Sentosa, decidiamo di rientrare in centro. Scendiamo alla fermata di Raffles Place, cuore del distretto finanziario di Singapore. Grattacieli altissimi, vetro ovunque, strade pulite e silenziose. Eppure, tra quelle geometrie perfette, spunta un mercato a cielo aperto, quasi fuori contesto. Ci fermiamo lì a bere qualcosa di fresco. Il cielo è nuvoloso, minaccia un altro temporale, ma l’aria resta calda e umida, come sempre da queste parti.

È arrivato il momento dei saluti. Ringrazio il mio amico e i suoi compagni di viaggio per i bei momenti condivisi. I nostri cammini si separano: il giorno dopo sarei ripartito, direzione Malacca.

Torno da solo a Little India, il mio rifugio in questi giorni. Una doccia rigenerante, una mezz’ora di riposo nella mia capsula e via di nuovo, pronto a godermi la mia ultima serata a Singapore.

Marina Bay e i canali di Venezia sotto un grattacielo

Decido di visitare il centro commerciale sotto il Marina Bay Sands. Dentro, una sorpresa: una ricostruzione dei canali di Venezia, con tanto di gondole e gondolieri. Un piccolo contrasto tra mondi lontani che si incrociano. Poi, voglio chiudere la giornata con una vista dall’alto, ma non nel solito rooftop del Marina Bay Sands: cerco qualcosa di più intimo e meno turistico.

Level33: una rooftop, un drink e la libertà interiore

Dopo aver chiesto a qualche local, mi dirigo verso Level33, un locale panoramico al 33° piano di un grattacielo nel cuore del distretto finanziario. La zona, però, sembra addormentata: gli uffici sono chiusi, le luci spente. Faccio fatica a trovare l’ingresso. Finalmente, dopo qualche tentativo, entro nella hall, salgo con l’ascensore e arrivo in cima.

Il locale è elegante, ma non pretenzioso. Esco sulla terrazza.
La vista è mozzafiato: davanti a me la baia di Singapore, a destra il Marina Bay Sands, a sinistra il Merlion che spunta in lontananza. Mi siedo, ordino un drink, e resto lì.
L’aria fresca mi accarezza il viso, tra tavoli pieni di chiacchiere, risate e luci soffuse.
Mi sento felice. Spensierato. Libero.
Non dovevo rendere conto a nessuno. Non dovevo chiedere permesso.
Assecondavo solo me stesso.
In quel momento, ho iniziato a sentire il primo vero equilibrio interiore. Una sensazione che nel corso del viaggio sarebbe cresciuta, radicata, diventata parte di me.

Passeggiata fino al Merlion: ascoltarsi davvero

Pago, scendo con l’ascensore, ed esco di nuovo sulla baia.
Inizio a camminare, diretto verso il Merlion.
L’aria è piacevole, la gente passeggia in silenzio, ognuno perso nel proprio momento di pace.
Respiro a fondo. Mi ascolto.
Arrivo davanti al Merlion, il simbolo di Singapore.
Cerco di farmi una foto, ma un ragazzo – probabilmente indiano – si accorge del mio tentativo maldestro e si offre di aiutarmi. Accetto con un sorriso, mi scatta una bella foto. Ringrazio e proseguo la mia camminata.

Non guardo l’orologio. In Asia non serve.
È tutto aperto, e con Grab puoi raggiungere qualsiasi posto a qualunque ora.
Mi perdo tra le vie della città, passando per Boat Quay, un tratto del lungofiume pieno di ristoranti turistici. Ho fame, ma cerco qualcosa di più autentico. Continuo a camminare, ed ecco che mi ritrovo vicino a Chinatown.

Il miglior ristorante è quello che non cerchi

Un ristorante cinese richiama la mia attenzione: semplice, vero, frequentato solo da clientela asiatica.
È il posto giusto.
Entro, ordino riso con gamberetti e ravioli grigliati.
Mentre aspetto, chiedo di andare in bagno. Il cameriere mi indica un altro edificio, al secondo piano accanto a un supermercato chiuso.
Tutto un po’ strano. Ma allo stesso tempo, tutto normale. È l’Asia.
Torno al tavolo e mangio. Tutto delizioso.

Ultima notte a Singapore: gratitudine in capsula

Ringrazio i camerieri e la cassiera.
Esco e torno a piedi verso Little India, per l’ultima volta. Sono quasi le 2 di notte.
Faccio un piccolo giro nel quartiere che mi ha ospitato.
Rientro in ostello, lascio le scarpe all’ingresso, salgo al terzo piano in silenzio. Lo zaino era già pronto dal pomeriggio, per non disturbare i compagni di stanza.
Doccia veloce, entro nella capsula, chiudo la tendina, metto in carica cellulare e power bank.
Spengo la luce. Chiudo gli occhi.

Sono grato.
Per questa giornata intensa, per tutto ciò che ho visto, assaporato, vissuto.
Domani, si parte. La Malesia mi aspetta.

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sono Vittorio

e ho deciso di raccontare il mio viaggio in solitaria attraverso l’Asia, zaino in spalla e spirito d’avventura.

Dopo anni di lavoro tra uffici e, di tanto in tanto, in giro per il mondo, ho sentito il bisogno di ritrovare un po’ me stesso. Così, nel 2025, ho preso un volo e ho attraversato Singapore, Malesia e Thailandia in un mese.

Questo blog nasce per condividere emozioni, errori, scoperte e ispirazioni.

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