Da Sukhothai a Chiang Mai: tra la magia dei templi e le luci dei Night Market: Capitolo 15
11–16 minuti

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Un lungo viaggio in bus mi porta da Sukhothai a Chiang Mai, tra paesaggi verdi, incontri inaspettati e momenti di riflessione. La giornata si trasforma in un intreccio di scoperte: templi millenari, mercati vivaci, rituali buddhisti e una notte che si chiude tra luci al neon e pensieri silenziosi.

Il viaggio verso Chiang Mai

La sveglia suona presto in ostello. Il bus per Chiang Mai parte alle 08:15. Mi alzo piano e vado a fare colazione nel patio, perché le altre due ospiti dormono ancora. Rientro e sistemo le ultime cose nello zaino cercando di non fare rumore. Poi esco dalla stanza e mi avvio verso la stazione dei bus. In due minuti di camminata sono già arrivato.

Il bus è lì che aspetta. Metto lo zaino in stiva e salgo a bordo, al secondo piano. Accanto a me si siede una bambina con uno zaino piuttosto grande che tiene sulle gambe. Mi guardo intorno, cercando di capire se ha i genitori o qualcuno che la accompagna, ma mi accorgo che sta viaggiando da sola. Mi chiedo dove stia andando e perché porti con sé quello zaino grosso e pesante. Non le chiedo nulla, prima di tutto perché non saprei come verrebbe percepito il fatto che parli con una bambina, e poi perché non mi sembra in forma. Decido di lasciarla tranquilla.

L’autobus parte e la bambina si mette un sacchetto di plastica a mo’ di mascherina. Dopo un po’ passa l’hostess a portarci qualcosa da mangiare e da bere. Ci aspettano sei ore di viaggio verso nord.

Il tenero gesto di una bambina

Dopo poco la bambina si appoggia su di me e si addormenta, con la testa sulla mia spalla. Un gesto tenero, che lascia trasparire tutta la sua fragilità. Credo che abbia la febbre o sia influenzata.

Dopo circa un’ora l’autobus fa la prima sosta in una stazione di servizio. La bambina si sveglia e riesco a scendere anch’io. Passa un quarto d’ora e ripartiamo. La scena si ripete: lei si riaddormenta sulla mia spalla, io mi perdo a guardare fuori dal finestrino. Oltre a qualche villaggio sparso, il panorama è fatto di campagne verdi e colline qua e làUn paesaggio rilassante. Metto le cuffiette, ascolto musica e mi godo il viaggio.

Ad un certo punto, la povera bambina inizia a vomitare nel sacchetto. Alzo subito la mano per farmi notare dall’hostess che accorre senza esitazione. La aiutiamo ad alzarsi e lei la accompagna in bagno per farle dare una rinfrescata. Quando torna al suo posto sembra stare un po’ meglio, ma si riaddormenta di nuovo.

Dopo un paio d’ore, l’autobus fa una nuova sosta. La bambina si sveglia e ricomincia a vomitare. L’hostess la porta ancora in bagno e, una volta risaliti, la fa accomodare nei sedili davanti, dove c’è più spazio.

L’arrivo a Chiang Mai

Alle 14 finalmente arriviamo a Chiang Mai. Scendo e mi ritrovo in una stazione degli autobus enorme, con più ingressi e diversi terminal. Recupero lo zaino dalla stiva, mentre la bambina scende a sua volta. La saluto da lontano ma non riesco a vedere se c’è qualcuno ad attenderla. La perdo nella folla.

Come al solito, appoggio lo zaino al muro e vado in bagno. Quando torno, lo zaino è ancora lì. Apro l’app di Booking per cercare un alloggio. Avevo già adocchiato un hotel, circa 15 euro a notte, all’interno delle mura che delimitano il centro storico. Prenoto un Grab e mi faccio portare al Chiangmun Boutique.

Durante il tragitto comincio a scorgere i primi scorci della città. Attraversiamo le antiche mura: non tutte le sezioni sono conservate, ma il fossato e le porte sono ancora intatti e offrono un punto di accesso iconico al cuore storico di Chiang Mai.

Arrivo all’hotel, prendo lo zaino dall’auto e saluto il driver. L’ingresso è completamente aperto, senza porte né tetto, come un patio tropicale. Entro e raggiungo la reception, dove c’è un bancone con una ragazza dietro. Mi tolgo le scarpe prima di entrare.

A terra c’è una bambina stesa che guarda un cellulare. È la figlia della ragazza, che in realtà è la proprietaria dell’hotel. Mi chiede i documenti, facciamo il check-in e mi consegna le chiavi della camera. Mi spiega gli orari di apertura e chiusura e come utilizzare le chiavi quando non c’è nessuno. La ringrazio, la saluto e mi avvio in camera.

Accendo l’aria condizionata, disfo lo zaino – perché mi fermerò due notti – e vado a fare una doccia rigenerante.

Una lavanderia nascosta

Mi accorgo di aver accumulato un bel po’ di vestiti sporchi e decido di affidarmi a Google Maps per cercare una lavanderia. Ce n’è una proprio lì vicino: guardo le foto, leggo le recensioni (tutte ottime) e mi accorgo che non si tratta di un locale vero e proprio, ma di una casa adattata a lavanderia.

Prendo il sacco con i vestiti e esco dall’hotel, diretto verso la posizione indicata. Appena imbocco un piccolo vicolo, una scritta luminosa “LAUNDRY” mi conferma che sono nel posto giusto. Avanzo lungo la stradina fino in fondo, circondato da cesti e da un po’ di confusione, segno di una quotidianità semplice e viva.

Per qualche minuto non vedo nessuno. Poi noto una rampa di scale che porta a un’abitazione. Aspetto ancora un attimo, finché non esce una signora che, senza dire nulla, chiama un ragazzo – probabilmente suo figlio. Lui scende le scale, mi saluta con un sorriso e mi illustra i prezzi con naturalezza.

«Domani sarà tutto pronto», mi rassicura.
Gli consegno il sacco, lo saluto e me ne vado, lasciando i miei panni sporchi in quell’angolo nascosto che più che una lavanderia sembra un piccolo frammento di vita familiare.

Esplorando Chiang Mai

Così inizio a esplorare la città. C’è gente, ma il ritmo è lento. Cammino con più calma del solito e mi godo il sole thailandese che scalda senza bruciare.

La prima tappa è il Wat Chiang Man, proprio vicino all’hotel. È il tempio più antico di Chiang Mai, costruito nel 1297 dal re Mangrai come primo tempio della nuova capitale del regno Lanna. Al suo interno si trovano statue storiche del Buddha, tra cui il Phra Sæk Nga, un Buddha di cristallo considerato protettivo, e una stele che registra la data esatta della fondazione della città: 12 aprile 1296. Tutto intorno, un giardino curato con alberi dai fiori colorati e cespugli scolpiti a forma di elefanti rende l’atmosfera ancora più suggestiva.

Proseguo verso il Wat Chedi Luang, un tempio storico famoso per la sua imponente chedi, costruita nel XIV secolo e parzialmente distrutta da un terremoto nel 1545. Un tempo custodiva il Buddha di Smeraldo, ora conservato a Bangkok. Qui tutto parla di spiritualità e di memoria: un importante centro culturale Lanna, avvolto da un’atmosfera solenne.

Il mio cammino mi porta poi al Wat Phra Singh, uno dei templi più importanti di Chiang Mai, noto per il Phra Buddha Sihing, statua sacra venerata in tutta la Thailandia. Costruito nel 1345, il complesso è un trionfo di architettura Lanna:

  • Vihan Luang, la sala principale che custodisce il Buddha Sihing, decorata con affreschi e dettagli dorati.
  • Vihan Lai Kham, elegante edificio dal tetto a più livelli, con affreschi che raccontano le vite precedenti del Buddha e storie della cultura Lanna.
  • Il chedi principale, una stupa dorata che custodisce reliquie buddhiste, circondata da statue di elefanti.
  • L’Ubosot, sala delle ordinazioni monastiche, con dettagli raffinati.
  • La biblioteca Ho Trai, piccolo edificio rialzato che conserva testi sacri.

Dopo la visita, esco dal tempio e inizio a vagare senza meta, perdendomi tra la popolazione locale. In un piccolo market prendo un bubble tea in bottiglia, ma non mi convince. Continuo a camminare e la città lentamente si prepara al tramonto. Il sole enorme scende, tiepido, dietro i tetti. Mi fermo ad un semaforo ad ammirarlo, aspettando che scompaia completamente.

Incontri e scoperte in un tempio

Sulla strada del ritorno, incrocio il Wat Dab Pai, un antico tempio Lanna del XIII secolo. È celebre per la statua dorata del Phra Buddha Dap Phai, considerata miracolosa e portatrice di guarigione. All’interno ci sono un viharn con affreschi, un chedi dorato e un ubosot sorvegliato da naga scolpiti.

Entro e mi trovo davanti a una cerimonia buddhista. Tanti monaci novizi, giovanissimi, vestiti con la tunica arancione, sono raccolti in preghiera insieme a pochi fedeli. Tutti rigorosamente a terra, seduti o inginocchiati, attenti a non puntare i piedi verso la statua del Buddha, poiché considerati la parte più “impura” del corpo nella cultura thai. Davanti a tutti un monaco anziano recita un mantra.

Mi siedo accanto a una fedele e osservo i suoi gesti. Lei se ne accorge e mi sorride. Ricambio. Poi la vedo versare acqua da un piccolo contenitore in una ciotola di metallo.

Alla fine della preghiera, la ragazza si avvicina e inizia a parlare con me. Mi chiede incuriosita cosa ci faccia lì. Le spiego che mi sono trovato per caso davanti al tempio e, attratto dalla cerimonia, sono entrato. Ne approfitto per farmi spiegare il gesto dell’acqua. Lei mi racconta che si tratta del rituale del “versamento dell’acqua benedetta”, con un profondo significato spirituale:

  • Purificazione e benedizione: l’acqua rappresenta la purificazione dell’anima e il trasferimento di meriti.
  • Offerta di merito: versare l’acqua è un modo per onorare il Buddha, accumulare meriti e dedicare benedizioni ai defunti o alla comunità.
  • Connessione spirituale: l’acqua raccolta viene poi usata per irrigare alberi sacri o distribuire benedizioni.

Davanti alla ciotola c’era anche un foglio con testo in thai, con i mantra recitati a guidare il rituale.

Mentre parliamo, anche il monaco anziano passa accanto a noi. Mi chiede, con un inglese incerto, da dove vengo e se sono buddhista. La ragazza traduce e ci scambiamo qualche parola. Poi il custode interrompe la conversazione: il tempio sta per chiudere. La ragazza deve andare a prendere la macchina prima che serrino i cancelli. Mi saluta con le mani giunte e un leggero inchino, poi se ne va. La aspetto fuori e quando esce con l’auto la ringrazio ancora prima che riparta.

Templi lungo il fossato e la magia dei rituali

Riprendo a vagare e arrivo nei pressi del fossato che circonda la città vecchia. Lo attraverso ed entro in un altro complesso: il Wat Lok Molee. All’ingresso una statua di elefante bianco introduce al tempio principale. Il giardino è popolato da statue di Buddha e di Singha, i leoni mitici guardiani dei templi. L’aria è resa quasi magica da vapori d’acqua che irrigano le piante.

Nel cortile cerimoniale sventolano bandiere colorate chiamate “thong chai”, decorate con gli animali dello zodiaco cinese. Sono appese durante cerimonie come il Makha Bucha o il Songkran per portare benedizioni e buon auspicio. Due monaci mi spiegano che posso appendere anche io una bandiera, scrivendo nome, cognome, data e luogo di nascita. Lascio un’offerta, scelgo una bandiera azzurra e la appendo. Mi dicono che secondo lo zodiaco cinese, sono nato nell’anno della tigre.

Sotto le bandiere un bambino compie un rituale curioso: prende acqua da una ciotola e la versa in un tubo collegato a una carrucola con una campanella. Tirando la corda, l’acqua sale fino alla cima di una stupa e bagna la statua del Buddha, come gesto di benedizione e purificazione.

Resto ad osservare affascinato, poi esco dal tempio e ritorno lungo il fossato. Dall’altra parte scorgo una statua gigantesca di Buddha. Attraverso il ponte e mi avvicino al Wat Rajamontean. Le scale decorate con draghi colorati portano fino al tempio e alla statua. Il tempio è chiuso, ma mi avvicino alla grande figura per metà dorata e per metà bianca: imponente, silenziosa, quasi fuori dal tempo.

Scatto qualche foto, resto un po’ ad ammirarla. Poi, lentamente, prendo la strada per tornare in hotel.

Chiang Mai e i suoi mercati notturni

Vado in camera, mi faccio una doccia rigenerante e mi preparo per uscire di nuovo. Esco dall’hotel e cammino per un quarto d’ora fino ad arrivare al night market più vicino. Le bancarelle di street food illuminano la strada, i tavoli sono pieni di gente che mangia e chiacchiera, e l’aria è satura di profumi speziati. Inizio ad avere fame, ma stasera non ho voglia di noodle o spiedini: stasera ho voglia di un hamburger, quell’hamburger che non sono riuscito a mangiare a Sukhothai.

Senza pensarci due volte cerco un McDonald’s in zona. Quello più vicino si trova dall’altra parte della città, nei pressi del Pavilion Night Bazaar. Prenoto un Grab motorbike e mi lascio trasportare dal driver attraverso il traffico notturno di Chiang Mai. Dopo circa quindici minuti arrivo a destinazione, scendo dallo scooter e lo saluto.

Salgo le scale e passo accanto alla statua di Ronald McDonald, il famoso clown mascotte del fast food, che qui in Thailandia assume una posa particolare: le mani giunte davanti al petto, come in un “wai”, il tradizionale saluto thailandese, con i palmi premuti e le dita rivolte verso l’alto. Una sorta di benvenuto che mescola globalizzazione e cultura locale.

Entro al McDonald’s e finalmente addento il mio hamburger tanto desiderato. Lo gusto con calma, quasi fosse un premio dopo giornate intense e piene di imprevisti.

Dopo aver mangiato esco a fare un giro. Il Pavilion Night Bazaar è un grande mercato notturno all’aperto, con bancarelle che vendono street food asiatico e oggetti di artigianato. La folla è viva, un miscuglio di turisti e gente del posto. Continuo a camminare e arrivo all’ingresso dell’Anusarn Market, un mercato vivace situato vicino al fiume Ping. Aperto ogni sera dalle 17:00 alle 23:00, offre una vasta selezione di street food thailandese – dai noodle agli spiedini – oltre a souvenir, abbigliamento e articoli artigianali.

Mi lascio trasportare dalle gambe e mi perdo tra le bancarelle, assaporando ogni dettaglio, ogni suono, ogni colore. Quando il mercato si avvia verso la chiusura, esco e mi ritrovo davanti all’ Hard Rock Café di Chiang Mai. All’ingresso spicca un grande elefante rosa alto un paio di metri, chiamato “Rocky”, che accoglie i passanti sotto la luce di una gigantesca chitarra, simbolo iconico del brand. Scatto qualche foto, poi decido che è il momento di tornare verso l’hotel.

Ritorno a piedi e pensieri prima di dormire

Apro Google Maps: circa 2,5 km mi separano dal Chiangmun Boutique. Decido di tornare a piedi. Le strade pian piano si svuotano e la città, che poche ore prima brulicava di vita, ora si distende in un silenzio quasi rassicurante. Mi godo quella passeggiata notturna di poco più di mezz’ora, lasciando che l’aria fresca mi accompagni.

È ormai passata l’una di notte quando arrivo all’hotel. La reception è chiusa, così utilizzo la chiave consegnatami nel pomeriggio per aprire il portone. Salgo in camera e mi preparo per andare a dormire.

Mi stendo sul letto e i pensieri iniziano a rincorrersi: la giornata infinita che ho appena vissuto, la bambina del bus che spero si sia ripresa, la strana lavanderia nascosta in una casa, e il monaco del Wat Dab Pai, con cui mi sarebbe piaciuto fermarmi a parlare di più. Poi, lentamente, la stanchezza ha la meglio: chiudo gli occhi e crollo in un sonno profondo.

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sono Vittorio

e ho deciso di raccontare il mio viaggio in solitaria attraverso l’Asia, zaino in spalla e spirito d’avventura.

Dopo anni di lavoro tra uffici e, di tanto in tanto, in giro per il mondo, ho sentito il bisogno di ritrovare un po’ me stesso. Così, nel 2025, ho preso un volo e ho attraversato Singapore, Malesia e Thailandia in un mese.

Questo blog nasce per condividere emozioni, errori, scoperte e ispirazioni.

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